venerdì 15 marzo 2013

La lettera smarrita


Era mattina presto. Gli alberi si stiracchiavano i lunghi rami al sole, gli uccellini mattinieri iniziavano a cinguettare un generale buongiorno e il vento lieve passeggiava ancora assonnato per le strade del piccolo paese immerso nella campagna. 
Le uniche persone in giro a quell'ora erano la vecchia fornaia, che stanca e infarinata dalla testa ai piedi se ne tornava a casa, lo scapolo d’oro, che abbronzato e di giallo vestito smuoveva a passi di jogging l’intero isolato e Marcel il postino. 
Marcel il postino era probabilmente più vecchio del paese stesso, ma continuava a svolgere egregiamente il suo quotidiano compito di messaggero, per cui nessuno era intenzionato a rimuoverlo dall'incarico. Si ostinava a consegnare la posta in bicicletta, come si faceva una volta, addobbando con pesanti borse di cuoio la parte posteriore del suo veicolo a due ruote. Le lettere, gli avvisi del Comune, le fastidiose pubblicità di arnesi da cucina, le seccanti multe da pagare, tutto rimaneva intrappolato tra quelle pareti di consumata pelle marrone, serrate strette da fibrose stringhe che non avrebbero permesso a nessuna parola di fuoriuscire dalla borsa di Marcel. Quella mattina però, qualcosa andò diversamente.
Forse le stringhe non erano chiuse abbastanza bene, forse quella busta era così piccina da scivolare fuori al minimo sobbalzo o forse il caso volle che una lettera non dovesse mai arrivare a destinazione. Dopo la curva del campanile, quando la bicicletta del miope Marcel incontrò un fastidioso tombino, ecco che una piccola e candida lettera scivolò fuori dalla borsa sinistra.
“Aiuto! Sto volando via!” gridò la busta.
Ma era troppo tardi. Il vento se l’era già infilata nel taschino e adesso la stava portando a spasso lungo la via principale del paese, facendola danzare in lungo e in largo come sostenuta da un invisibile filo di lana.
“Mettimi subito giù stupido venticello che non sei altro!” l’indifesa busta continuava a ripetere. Inutilmente, poiché lo sanno tutti che non si possono dare ordini al vento.
Magari fu solo fortunata, o magari il vento non ne poteva più di ascoltare tutte quelle lamentele, ma sta di fatto che ad un certo punto, con immenso stupore della lettera stessa,
il vento cessò improvvisamente, scaricando senza troppi complimenti la bustina sul ramo di un vecchio tiglio.
“Ahi! Che maleducato…trattare così una signora!” la busta dolorante si massaggiava con un angolo stropicciato. 
“Che ti è successo piccolo foglio di carta?” chiese un bruco di passaggio sul ramo.
“Non sono un foglio di carta Signor Bruco! Sono una lettera!” rispose lei, accigliata e con fare prepotente.
“Non mi sembri uno di quei simbolini strani che le persone usano per scrivere, mi sembri bianca e piatta, proprio come un foglio di carta!” disse il bruco, gonfiando il microscopico petto e dando un tono grave alla sua affermazione.
“Una lettera può anche essere un insieme di frasi che qualcuno scrive a qualcun altro, 
le lettere si scrivono sulla carta e si spediscono. Ne so qualcosa io, sono una di mondo. Piacere, Rondinella” il piccolo uccellino nero porse elegante l’aletta alla busta. 
“Esatto, come dice Rondinella…sono una lettera, sono molto più importante di un foglio di carta…ecco” indispettita la busta volse la sua immaginaria schiena a quel bruco insolente. 
“E perché scusa? Sei bianca uguale, sei sottile uguale, sei fatta della stessa cosa, non mi pare tu possa fare granché…anzi, tu sei pure scarabocchiata!” il bruco continuava a portare avanti quel siparietto di conflitti traendo un piccolo piacere nel vedere la letterina arrabbiarsi ancora di più. 
“Signor Bruco insomma la smetta! La poverina non dovrebbe neanche trovarsi su un ramo,
cerchi di essere più gentile” disse Rondinella. 
“La lettera non è un semplice foglio di carta…contiene un messaggio” continuò la rondine. 
“E che tipo di messaggio? Secondo me c’è scritto che è morto qualcuno” Ernest il corvo si sistemò comodo al fianco di Signor Bruco. 
“Cosa!? No, non è così! Non è morto nessuno!” busta si raddrizzò tutta, agitando gli angoli anteriori davanti allo sguardo del nuovo partecipante alla discussione. 
“E che ne sai te di cosa c’è scritto sul tuo foglio di carta?” ribatté Bruco, 
“Già, che ne sai?” gli fece eco Ernest, “Vedrai che è l’invito a un funerale” e giù a sghignazzare entrambi della povera busta avvilita. 
“Piantatela voi due!” secca li sgridò Rondinella andando a consolare la povera bustina. 
“Su cara, vedrai che non porti con te nessuna brutta notizia”. 
“Secondo me sei una lettera d’amore”. 
Una vocina sottile si fece largo tra gli occupanti del ramo. 
“Secondo me sei una bellissima, romantica, stupendissima lettera d’amore”, sospirando e volteggiando si adagiò sulla busta una farfalla arancione. 
“Eccola, la solita. Diana cominci a diventare noiosa. L’amore di qua, l’amore di là, e blablabla…” Ernest gracchiò. 
“Pfff…femmine.”

L’alba aveva lasciato posto allo spumeggiante bagliore delle mattine estive e del venticello che aveva messo in quel brutto guaio la tenera bustina, neanche l’ombra. Gli abitanti del tiglio cominciarono a riflettere sul da farsi. Busta doveva arrivare a destinazione, chissà che guaio se qualcuno avesse perso un’importante comunicazione! Bisognava trovare una soluzione.
“Ernest ed io potremmo accompagnarti all'ufficio postale. Sei leggera, non ci sarebbero problemi” disse Rondinella. 
“Eh no Rondinella. Non c’è più nessuno all'ufficio postale. Come potrei arrivare a destinazione? Non so nemmeno per chi sono…” mogia e preoccupata bustina si appoggiò alla dolce Rondinella che tanto avrebbe voluto fare per lei. 
“Potresti lanciarti giù dal ramo sperando che qualcuno ti raccolga” propose Signor Bruco. 
“Ma sei impazzito? Poi si sporca tutta! Tu la vorresti ricevere una lettera d’amore sporca?!” arrabbiata disse Diana la farfalla. 
“Ancora con questa storia della lettera d’amore!” le rispose Ernest, 
“Si! Lettera d’amore…guardate!”. Diana volteggiò svelta vicino ad un piccolo cuoricino d’inchiostro rosso che si era svelato su un angolo della busta. 
“Come ho fatto a non accorgermene prima?” si chiese Rondinella.
“Perché era appoggiata al tronco del tiglio. Ve l’avevo detto io!” Diana si voltò verso Signor Bruco e il corvo che facendo finta di nulla ignoravano il peso della propria sconfitta. 
“Sono una lettera d’amore che bello!” la busta parve ritrovare l’entusiasmo con la quale molto probabilmente era stata scritta. Poi arrivò di colpo la consapevolezza di non saper come fare a raggiungere il lui o la lei al quale era destinata. 
“E adesso? Come facciamo?! Un innamorato mi aspetta!” la lettera cominciò a saltellare, per come le era possibile, su e giù per il ramo, sforzandosi di trovare una soluzione a quell'enorme dilemma.
“Idea! Perché non andiamo in giro per il paese a cercare le persone tristi?”, Ernest il corvo alzò l’ala sinistra portando a sé l’attenzione. 
“Ernest non ci va di giocare a L’uccello del Malaugurio” lo zittì per un momento Rondinella. "No sul serio!” ribatté Ernest, “Forse troveremo un innamorato triste perché non ha ricevuto la sua lettera!”. 
Era talmente strano vedere il corvo nero proporre qualcosa di quel genere che tutti accettarono di provare. Ernest e Rondinella acchiapparono tra le zampe la piccola busta, Signor Bruco dominava la strada spiccando sulla schiena del corvo e Diana seguiva piano la strana compagnia volante. Arrivarono alla piazza e videro al centro un uomo sconsolato che fumava una sigaretta. 
“Forse è lui” disse Signor Bruco. 
“No no…guardalo bene Bruco. Ha in mano i biglietti strappati della lotteria. Lui è triste perché non ha vinto!” Rondinella rispose. 
Superata la piazza si trovarono davanti una triste signora che guardava la sua immagine nel riflesso di uno specchietto tascabile. 
“Magari lei?” chiese Ernest. 
“No Ernest…quella è triste perché lo specchio le ricorda che sta diventando vecchia” tenne a precisare la busta. Volarono svelti fino al Mercato, dove una moltitudine di persone contrattava a suon di dialetto il prezzo di pesche e pomodori. In una bancarella se ne stava seduta una ragazzina, con i piedi ciondolanti e lo sguardo assente. 
“Guardatela! Scommetto che è lei!” disse la sentimentale Diana. 
“Ma no sciocchina. Lei è triste perché non ha ancora venduto nulla! Chi vorrebbe comprare castagne in estate?” spiegò Ernest. 
Continuarono il loro viaggio in lungo e in largo per il paese, ma ogni volta che incrociavano uno sguardo cupo o un sorriso assente capivano che non si trattava mai di qualcuno che non aveva ricevuto la sua tanto sperata lettera. 
Arrivò il tramonto. Il sole cominciava a sbadigliare e le ombre sull'asfalto si allungavano fino a fondersi in un unico buio. La strana compagnia di messaggeri vagava ormai da ore alla ricerca dell’innamorato senza lettera, ma niente da fare. 
Si appoggiarono stanchi alla panchina davanti alla stazione. La gente andava e veniva svelta e attenta ad aumentare il passo al fischio del treno in arrivo, un brulicare di tacchi e chiacchierate dipingeva la piccola stazioncina del paese. 
“Sono proprio una lettera inutile” sospirò la piccola busta tra le affettuosi ali di Rondinella. “Chissà come farà l’innamorato senza di me. Come sono triste…” la lettera guardava con malinconia i binari, riflettendo sulle conseguenze del suo mancato arrivo. Ormai era calata la notte, ed a illuminare le strade e le voci c’erano solo i lampioni e le finestre delle casa.
Una folata leggera. 
“Ah!”.
La lettera in un batter d’occhio si ritrovò di nuovo ad essere sballottata tra le estive correnti di un vento dispettoso che la portava dove egli solo voleva. Gira e ruzzola, scendi e rialzati, muoviti e fermati, non pareva esserci fine a quella danza. La lettera vagava nel piazzale della stazione, fino a che una mano svelta la afferrò.
“Guardate!” Rondinella spalancò gli occhi e indicò ai suoi amici il ragazzo.
“La sta aprendo!”
Il ragazzo delicatamente aprì la piccola bustina ed estrasse il foglio all’interno. 
Lo lesse attento, sotto gli sguardi preoccupati e curiosi degli amici della piccola busta. Scorreva le parole piano piano, con calma, senza doversi preoccupare di saltare al volo su un treno in partenza. Finì di leggere. Richiuse la busta e se la mise nella tasca della camicia. 
Poi si voltò indietro e cominciò a camminare. 
“Seguiamolo! Forza Bruco salta su!” Ernest battagliero e pronto incitò l’intera combriccola a pedinare quel brutto ladro di lettere altrui. 
Il ragazzo camminava dapprima lentamente, poi sempre più svelto, fin quasi a correre, verso la vecchia cabina telefonica all'angolo. Entrò dentro senza chiudere la porta ed estrasse quante più monetine riuscì dal logoro portafoglio. 
Una, due, tre monetine. Suonava libero. 
Uno, due, tre squilli. Ancora libero. 
Uno, due, tre sospiri. Segreteria telefonica. Bip.

“Sono io. Volevo solo dirti ciao. Non so perché, ma…solo ciao. Ah no, aspetta…volevo dirti che, che…che ho trovato una di quelle noiose pubblicità di romanzi rosa…sai, quelli che leggi tu in estate quando andiamo al mare…quelli per cui ti prendo in giro sai no? Eh quelli. Quelli che ti devi comprare con l’abbonamento…Eh si. Ho trovato una pubblicità di quelli. Di quei noiosi romanzi rosa che leggi tu, in estate. Con me. E quindi nulla…volevo solo dirti che è estate. Ed è la stagione dei romanzi rosa. Ma tu non ci sei. E io vorrei avere te con i tuoi romanzi rosa adesso. I tuoi noiosi, banali, assurdi romanzi rosa. Volevo dirti questo ecco. Che visto che è estate, e tu in estate leggi i romanzi rosa, io adesso te ne compro due o tre e domani, domani, io sarò da te perché adesso sai che ti dico? Che vado a casa, faccio la valigia e prendo il primo treno. Così domani avrai i tuoi romanzi rosa. Perché è estate. E non c’è un’estate senza te e i tuoi romanzi rosa. 
Sto arrivando.”

Riagganciò la cornetta e sistemò con cura la piccola busta sulla panchina vicino alla cabina telefonica. 
Chissà, magari sarebbe stata utile anche a qualcun altro. Scappò via.

“Allora?! Com’è andata? Ero dentro la camicia non ho sentito niente e capito niente! Era lui vero?! Si lo so che era lui! Mi ha letta vero? Ha ricevuto il messaggio vero? Vero?” chiese la lettera non appena gli altri la raggiunsero. 
La compagnia sorrise all’unisono. La piccola busta prese il sorriso come un sì.
“Ahaha! Lo sapevo! E ditemi, che lettera d’amore sono? Romantica vero?” la bustina guardava uno ad uno i suoi amici, aspettando la risposta che l’avrebbe fatta sentire finalmente una vera e importante lettera d’amore.

“Oh si, molto romantica. E dolcissima. E speciale.” disse Rondinella.

“…E coraggiosa! Sei piena di coraggio! Quanto coraggio!” aggiunse Ernest.

“Vogliamo parlare di quanto sei passionale?” sottolineò Signor Bruco.

“…Sei tutto quello che una lettera d’amore dovrebbe essere.” Finì Diana.

E la lettera rispose...
“Sapete…me lo sentivo che il mio sarebbe stato un grande messaggio d’amore. 
Chi arriva primo al tiglio vince!”

"Paperman"
...per quando si parla di lettere e fortuna...

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