Anna scese le scale a passo leggero, avvolta dal caldo tepore della
vestaglia che confortava il suo spirito quando fuori tutto ammutoliva sotto il
gelo dell’inverno. Arrivò in cucina e accese la luce.
Un calore familiare illuminò la notte, svegliando però il povero gatto
Leo appollaiato come un canarino sul bracciolo della poltrona. Anna mise su l’acqua
per il tè, muovendo con grazia innaturale le dita affusolate e organizzate in
un morbido balletto.
Fuori dalla finestra il mondo dormiva, la neve cadeva abbondante
quella sera di febbraio e nulla pareva impaziente di tornare a nuova vita.
Anna sfilò dalla tasca della vestaglia la piccola chiave argentata. Un
giro soltanto e il piccolo cassetto si aprì, sputando fuori con poca eleganza
cartacce e documenti bancari accumulati negli anni.
Lei infilò la mano verso il fondo, sapendo bene che sensazione
avrebbero provato i suoi polpastrelli una volta raggiunto lo scopo.