Dead Dog Bay si racchiudeva stretta tra due colline
dal manto bruno, ricoperte da alberi che avevano vissuto guerre e tempeste,
sempre assistendo silenziosi e pazienti come anziani consiglieri che ormai non
debbono neanche più aprire bocca per esprimere giudizi.
La baia era gremita di sassi e scogli appuntiti, il
tutto ricoperto da conchiglie e alghe che il mare dimenticava ad ogni risacca.
La sabbia era ruvida, rossa, accesa come il sole del tramonto, pareva quasi
sentirla ardere sotto le suole nel pieno dell’estate.
La baia era piccola ma vivacemente frequentata,
tutti i marinai delle vicinanze erano costretti ad attraccare lì per
raggiungere l’entroterra, le altre insenature erano troppo increspate e decisamente
pericolose per tentare un coraggioso approdo.
Dalla baia partiva un agile sentiero costruito in
travi di legno che portava alla strada principale, dominata da alti alberi
dalle fronde oscure.
Alla baia era sempre possibile trovare tre cose: Il
vento dal gelido nord, il vecchio peschereccio abbandonato e il pianoforte del
pirata.